Buongiorno Lettori! Con immensa gioia pubblico la prima recensione del blog L’essenza dei libri! Questo articolo doveva uscire molto tempo fa, al lancio del romanzo, ma per motivi personali sui quali non mi dilungherò, vede la luce solo ora.
Chiedendo pubblicamente scusa per il ritardo all’autrice, spero sinceramente che il pensiero scritto in merito al libro faccia felice anche solo una piccola parte di come lo faceva quando le mie recensioni non erano su un blog, ma su EFP e Wattpad. Attendevo con trepidazione la pubblicazione dei nuovi capitoli, e per ognuno ricordo la battitura di una valanga di parole entusiaste… oggi, come tanti anni fa.
Christina, nonostante sia un’autrice emergente, con il romanzo La Sindrome di Didone si presenta con uno stile di scrittura magnetico e una narrazione incalzante, capace di annullare lo spazio circostante e di travolgere il lettore nel mondo che ha ideato. La storia è così vivida, così reale, che il lettore può solo lasciarsi travolgere dagli eventi e assistere al loro sviluppo con la fame di leggere, ancora e ancora. La Sindrome di Didone è uno di quei libri che riescono a farti estraniare dalla realtà; appena ti distacchi dal libro ti sembra di guardare un mondo estraneo, talmente è immersiva la storia, e ci vogliono quei cinque secondi per capire di essere tornato sul pianeta Terra.
Scheda del libro
Titolo: La Sindrome di Didone, primo volume (non autoconclusivo) di una trilogia
Autore: Christina Mikaelson
Editore: Sperling & Kupfer (prossima pubblicazione)
Genere: Romanzo, Young Adult
Tag: triangolo, hate to love, enemies to lovers
Note: Primo volume (non autoconclusivo) di una trilogia
Pagine: 432
Prezzo:
- Copertina rigida: informazione attualmente non disponibile.
- Copertina flessibile: informazione attualmente non disponibile.
- Kindle: informazione attualmente non disponibile.
Data di pubblicazione: 7 marzo 2023
Trama
Puoi amare chi ti sfida di continuo a perdere il controllo?
Caterina Farnesi frequenta l’ultimo anno di liceo classico. È una ragazza spigolosa e saccente, che non vuol perdere tempo dietro ai ragazzi. Purtroppo, però, ha una cotta per il suo migliore amico Leonardo, a sua volta fidanzato con Beatrice, compagna di banco di Caterina. Una mattina, quest’ultima scopre un segreto scottante su Adriano Greco, il popolarissimo rappresentante d’istituto. Lui è tutto ciò che Caterina detesta, ma lei approfitta di questa occasione per ricattarlo e chiedergli di fingersi il suo ragazzo per fare ingelosire Leonardo. Tuttavia, col passar del tempo, si rende conto che Adriano è come un libro dalla copertina bellissima che non permette a nessuno di leggere la sua storia, forse per paura che qualcuno si accorga che è molto diverso da come appare. E se alla fine la finzione si mischiasse con la realtà e Caterina capisse che Adriano non è affatto terribile come credeva?
Estratto dell’autrice
Si chinò su di lei e batté il palmo sulla parete, accanto al suo viso. Quel gesto le fece quasi schizzare il cuore fuori dal petto. Il suo torace si gonfiava e sgonfiava a un ritmo frenetico.«Puoi dirmi che ti faccio schifo, usarmi per fare ingelosire chi cazzo ti pare, darmi del bastardo, dello stronzo, del pezzo di merda, tutto quello che vuoi… Però questo no» ringhiò feroce, troppo vicino per respirare, troppo vicino per ignorare la sua voce vibrare di delusione o il suo profumo aspro. Troppo vicino per non osservare i lividi sulla sua faccia.«Non riesco a crederti» sussurrò Cat, scossa da sensi di colpa che forse non avrebbe mai ammesso. Si schiarì la gola per far assumere alla propria voce un timbro più sicuro. «Delle cose che dici non mi fido neppure della punteggiatura.»
Recensione (senza spoiler)
Acquistare La Sindrome di Didone è uno dei regali più belli che mi sono fatta, e la dedica personale è meravigliosa. La storia è ambientata nel 2006 a Roma, e il contesto liceale mi ha fatto fare un tuffo nel passato, dove le prime cotte adolescenziali erano vissute nell’attesa di un SMS o di un trillo su MSN. Che ricordi, ragazzi!
La trama di fondo è semplice, e proprio per questo immergersi nella storia e nei personaggi è così facile. Veniamo coinvolti nella vita quotidiana di un gruppo di adolescenti che vivono le proprie paure, cercando di trovare il loro posto nel mondo e di dare una chiara voce ai propri pensieri. L’adolescenza è il periodo di vita in cui ogni evento si assimila in modo amplificato, dove si è confusi su chi si è e su chi si vuole diventare, e in questo libro la realtà viene affrontata con molta naturalezza. Per questo motivo è così spontaneo rispecchiarsi nei personaggi, perché le diverse realtà affrontate rispecchiano il passato che noi stessi, in un modo o nell’altro, abbiamo vissuto. Rileggendo queste righe ognuno può rivivere facilmente i pensieri e le emozioni di quell’età attraverso gli occhi dei personaggi: le incertezze e i dubbi sul futuro, il batticuore delle prime cotte e dei primi amori, l’avventura delle prime esperienze, i problemi con la famiglia e le furiose litigate con gli amici.
Personalmente ho amato in modo particolare questo romanzo; il rapporto tra Caterina e Adriano è davvero coinvolgente, è una coppia composta da due personalità forti e decise. Sono entrambi leader. Potete già immaginare le frecciatine e il testa-a-testa del loro rapporto, che alla base nasconde un sentimento che ricorda il rapporto odio e amore, ma in realtà ha molte più sfumature… un po’ belle e un po’ brutte. Questi alti e bassi, dove la guardia è sempre ben alta, camuffano un bisogno disperato di controllo, di prevalere, di comandare il gioco e di non farsi imbrogliare. E questa impellente necessità non viene di certo mascherata, perché il loro è un vero e proprio gioco di potere che li porta a voler prevalere sull’altro, e assaporare la vittoria non tanto per l’avercela fatta, quanto per il continuare a dimostrare di essere al di sopra dell’altro, perché in fondo la partita è sempre stata chiara sin dall’inizio.
Il loro modo di interagire è paragonabile a due faglie: entrambi sono in moto costante, e quando si scontrano, generano una risonanza udibile anche a distanza.
La bellezza dietro a questo aspetto in comune, è che è modellato sulle diverse personalità: Caterina, per quanto razionale e distaccata affettivamente, ha un carattere molto impulsivo e sanguigno. È il tipo di persona che se viene attaccata ha il forte istinto di reagire subito, impulsivamente, a pelle, di ricambiare la sfida faccia a faccia, senza pensarci troppo. Al contrario, Adriano ha un controllo invidiabile, e anche quando sfidato, è in grado di tenere sempre a mente chi conduce il gioco, e in questo modo tiene testa a chiunque, uscendone vincitore mantenendo la calma.
Attorno ai protagonisti principali ne ruotano altri che rivestono un ruolo secondario, ma sono descritti così bene e nei particolari che ci si affeziona tanto anche a loro. Sono ripetitiva, ma sottolineo la meraviglia della trama, che è talmente ben narrata nella quotidianità liceale, da riuscire a far diventare il lettore il compagno di banco dei personaggi. Credo che questi arricchiscano moltissimo la storia, non solo a livello di trama perché aggiungono pepe alle dinamiche e strappano un sorriso per la loro genuinità, ma proprio a livello di contenuti umani, relazionali. Infatti, ogni personaggio vive una realtà diversa, e proprio per questo è davvero facile ambientarsi e vivere la storia con i loro occhi. Il senso di familiarità che trasmette questo romanzo è uno dei punti di forza più importante secondo me, perché ne racchiude una piccola essenza.
Ogni personaggio è differente, vive in un contesto familiare diverso, ed ha pensieri, timori, ambizioni e amicizie che non sono mai uguali per tutti. L’aspetto che voglio evidenziare, è che ognuno combatte una battaglia interiore dissimile, e proprio per questo ritengo che il libro sia perfetto per ogni tipo di lettore: tutti possono immedesimarsi nella realtà del personaggio e del carattere più affine, condividendone le stesse emozioni e traendone il meglio. Credo sinceramente che il gruppo eterogeneo modellato da Christina sia in grado di avvicinare ogni tipo di lettore, proprio perché c’è tanta ricchezza nei contenuti trasmessi dalla storia, e non parlo solo di amicizia o affetti in generale, ma anche di analisi interiore.
Trama
Pur avendo già letto la storia anni fa, è stato un piacere rileggerla perché mi sono ritrovata a leggere scene con gli occhi sgranati dallo stupore, dalla gioia, dall’incredulità e dalla rabbia, proprio come la prima volta.
La trama de La Sindrome di Didone nella sua semplicità riesce ad entrare sottopelle. In tutta sincerità, credo proprio che questa sua purezza abbia creato i preamboli per far emergere una storia che vede personaggi molto reali e veri, in grado di conquistare anche il più restio dei lettori.
La storia è ambientata a Roma, nel 2006, quando si inviavano sms stando ben attenti al numero di caratteri, quando ci si scriveva sul computer con MSN e ci si inviava trilli per sollecitare una risposta… o il famoso squillo telefonico. Il primissimo impatto, sfogliando le prime pagine, è quello di tornare indietro nel tempo.
I personaggi di questa storia frequentano l’ultimo anno del liceo classico, per cui si torna ai banchi di scuola. Le dinamiche che si susseguono sono quelle di una classe di liceali alle prese con le interrogazioni, le verifiche e la maturità; la scelta di quale percorso di laurea intraprendere, di quale destinazione estera si andrà a visitare, di quale lavoro si vorrà fare… e molto di più. I nostri personaggi affrontano situazioni familiari completamente diverse tra loro, problemi personali sia differenti che comuni, perché alcuni ostacoli sono ricorrenti in tutti i percorsi di vita. L’adolescenza è un periodo di vita breve, ma in quei dieci anni si concentrano così tante emozioni, sogni, paure e desideri da sembrare una vita a sé.
Lo scenario che ci troviamo di fronte è proprio di vita adolescenziale e io trovo che gli eventi intrecciati dall’autrice per ogni personaggio siano davvero ben tessuti ed equilibrati. Le risate, i momenti di stupore, incredulità e shock non mancheranno, fidatevi, e proprio questo mix sapientemente bilanciato farà sì che il romanzo si divori in un attimo. Fortunatamente c’è molta sostanza nel libro, per cui l’unica fame che rimarrà sarà soltanto quella di leggere il secondo e il terzo volume.
Personaggi
La caratterizzazione dei personaggi è un altro dei punti di forza di questo libro, se non il maggiore. Il lavoro fatto per sviluppare i personaggi è meraviglioso, perché Christina è riuscita a raccontare di persone vere, facendoli divenire nel libro personaggi concreti, con un corpo e un’anima.
Tutti i personaggi sono descritti in modo molto naturale, con problemi reali, e proprio per questo è facilissimo immedesimarsi nella storia e vestire i loro panni.
Tutti hanno la propria identità, le proprie paure e consapevolezze, confusioni e incertezze che tutti gli adolescenti -chi più, chi meno-, provano nell’età dei personaggi.
I protagonisti indiscussi sono Caterina e Adriano, due magneti che si attraggono e respingono, entrambi forti delle loro idee e dei loro principi, e nel loro essere identici sotto molteplici aspetti caratteriali, tendono a prevaricare l’uno sull’altra per imporre il proprio dominio, in un’eterna battaglia senza esclusione di colpi… ma chi la vincerà la vera guerra?
Caterina è una ragazza rigida e molto severa, tanto con sé quanto con gli altri. Pignola e caparbia, è un’alunna modello che ama essere sempre preparata. Per questo motivo trascorre gran parte del suo tempo sui libri, a cui si dona con massima dedizione, accantonando qualsiasi frivolezza o superficialità che solitamente coinvolgono le ragazze della sua età. I ragazzi sono una perdita di tempo per Caterina, che ha forti ambizioni e lavora duramente per raggiungere i suoi obiettivi. Per lei non esiste altro se non il suo adorato studio, e le sue relazioni affettive risentono del suo carattere spigoloso e pungente. Come conseguenza diretta, la ragazza ha poche relazioni: i suoi due migliori amici sono Leonardo, per cui sopprime una cotta nata anni prima, e Micaela, che a causa del trasferimento a Milano sente telefonicamente ad ogni occasione. Un’altra amicizia, non forte come quella con Micaela, è con Beatrice, sua compagna di banco, nonché fidanzata di Leonardo. Il triangolo che si delineerà vi farà fremere dall’impazienza.
Adriano è Adriano. Unico e solo, è uno dei miei personaggi maschili preferiti di sempre. Adriano è quel tipo di personaggio sicuro di sé, anche un po’ pieno di sé, sbruffone e arrogante, che tutti pensano di conoscere ma che nessuno conosce davvero. Adriano è quel genere di personaggio capace di far vivere le leggende: alimenta la sua fama come rappresentante d’istituto, tutti lo amano e lo temono, non c’è nessuno che osa opporsi al suo assoluto dominio. Sa farsi adorare e lascia che ognuno si faccia un’idea stereotipata di sé, senza mai confermare o smentire. Lascia credere a chi pensa di avere la verità in tasca che le voci che girano su di lui siano vere, poiché troppo superiore per abbassarsi a dare spiegazioni.
Può essere tutto ciò che vuoi, ma dietro questo muro di apparenza non ti lascerà mai far vedere chi è davvero.
Con due caratteri così esplosivi, definire il loro un rapporto di odio e amore è riduttivo, perché anche se lo ricorda, ci sono troppe sfumature di grigio tra il nero e il bianco. Lui è seducente e affascinante, tanto caparbio e determinato da ottenere sempre ciò che vuole, per dimostrare che lui è al comando. Istigatore fino al midollo, darà del filo da torcere alla rigidità di Caterina.
Abbiamo poi Leonardo, importante vertice del triangolo. Leonardo non è solo il miglior amico di Caterina, il suo ruolo nella storia vale molto di più. Abile nuotatore -i due si sono conosciuti proprio grazie allo sport della pallanuoto che hanno in comune-, Christina approfondisce molto bene anche la sua storia, portandoci un altro spaccato di vita legato al conflitto interiore tra seguire i propri sogni ed esaudire i desideri dei propri genitori, reprimendo ogni passione. Leonardo ha una personalità che associo alla ceramica: forte ma fragile al tempo stesso. Il suo scudo è più sottile rispetto a quello di altri personaggi, ed è molto facile affezionarsi a lui. Non anticipo nulla delle vicende perché detesto gli spoiler, ma una cosa la dico: ci sono molti fatti da scoprire sulle relazioni che legano i personaggi, e quando inizierete a scoprirli… vedrete.
Narrazione e Stile
Christina sfodera un’abilità letteraria invidiabile per un autore alle prime armi, e basta leggere la storia per rendersene conto: la fluidità della narrazione ammalia il lettore e, attraverso la terza persona, riesce a catalizzare completamente l’attenzione sul qui-e-ora dello scenario che si presenta, fin dalle prime pagine, e lo porta a rimanere incollato al testo fino a fargli realizzare di non poter fare altro che leggere e scoprire l’evoluzione degli eventi. Le parole sono selezionate con precisione chirurgica; vi basterà leggere qualche pagina per rendervi conto della capacità di scrittura dell’autrice.
Il tono, il ritmo, la scelta dei vocaboli, i riferimenti esterni e l’atmosfera sono ben calibrati, e per questo il risultato è davvero eccellente.
La penna di Christina per me è sempre stata molto riconoscibile, al di là dei suoi personaggi, e mi auguro che possa farsi conoscere ad un pubblico sempre più ampio.
Originalità
È molto difficile oggi scrivere romanzi originali, forse tanto quanto leggerne di ben fatti. Sebbene La Sindrome di Didone non sia un’opera originale – la trama è comune a moltissimi romanzi liceali -, posso affermare con certezza che la lettura sarà strepitosa, perché è scritta in un modo in grado di farvi immergere completamente nella storia, con un livello di coinvolgimento così elevato che non vorrete più tornare alla realtà.
La capacità dell’autrice nell’aver dato vita su carta a una storia così potente è di per sé un’impresa degna di nota, e sapete benissimo da lettori quanto sia difficile trovare una storia ben scritta, che vi faccia davvero emozionare.
L’essenza del libro La Sindrome di Didone
Questo libro è un concentrato di emozioni e la storia può seriamente darvi assuefazione. Come già scritto, oltre ad essere bello e ben scritto, contiene tantissimi messaggi e spunti di riflessione che rimangono anche dopo la lettura.
I temi toccati sono davvero vari, tutti importanti. Alcuni di questi mi hanno suscitato delle riflessioni che vorrei tanto condividere con voi, perché ritengo che facciano parte dell’essenza del libro. Parto affrontando il peso dell’apparenza sociale, che si posa sulle spalle dei personaggi come un macigno e lede la libertà di essere e di espressione. Perché? Perché sentiamo di dover sempre dimostrare qualcosa, a prova o a riprova, rispetto alle voci di corridoio che si impongono di definirci, tanto per iniziare.
La costruzione della propria identità vede il suo culmine nell’adolescenza, in un turbine di confusione, sogni, desideri, paure e incertezze. In questo libro ogni personaggio subisce il peso del giudizio altrui, e le differenti realtà di vita ne danno uno scorcio unico: il sentirsi sempre giudicati, così come l’essere etichettati strani, con qualcosa che non va, ci porta a forzare noi stessi nei modi e negli atteggiamenti, persino nel pensiero, per dimostrare agli altri che non è come dicono. Bisogna sempre (s)forzarci, costringerci a mostrarci diversi da ciò che sentiamo di essere davvero… quando, in realtà, sono solo affari nostri.
La necessità di far vedere, di dimostrare che non è così, per sentirci accettati dagli altri, per sentirci inclusi, uguali, appartenenti ad un gruppo e riconosciuti in esso.
Perché per quanto ci si voglia distinguere dalla massa, nessuno vuole essere diverso, nessuno vuole essere la mosca bianca tra la folla, perché la massa, e appartenere ad un gruppo, ci dà conforto, più di quanto vogliamo ammettere.
Spesso rinunciamo ai colori, a quel bellissimo caos di colore che è la vita (mi sento di fare un parallelismo alla copertina coloratissima), per adeguarci a convenzioni che ci rendono uguali a tutti, uno la copia dell’altro, come una vecchia stampante che restituisce immagini in bianco e nero.
Ma lettori miei, noi che ci rifugiamo tra le pagine di un libro per sognare la storia d’amore della vita, che esploriamo nuovi mondi sulle spalle di una creatura alata… quanto è bello dare colore ai propri sogni, alla propria vita, alla propria essenza?
Concludo questa mia riflessione lasciandovi un aforisma, che si sposa bene con quanto scritto finora.